Sanremo - specchio di un'Italia conservatrice
Negli ultimi giorni ne abbiamo sentite di brutte notizie e un po' tutti abbiamo desiderato tornare in quella settimana di febbraio per importarci solo della scomparsa di Bugo e della scandalosa tutina di Achille Lauro. Ritornerò indietro di qualche mese per affrontare tematiche valide ancora oggi.
Il Festival di Sanremo riconosciuto come il "festival della canzone italiana" non rappresenta l'Italia nel panorama musicale corrente, in quanto ogni anno vediamo presentarsi per lo più cantanti che sì hanno fatto la storia ma che ormai non hanno più nulla di nuovo da raccontare. Sanremo è un mix di polemiche, politiche ed etiche che fa luce sul pensiero arretrato di tanti italiani.

Achille Lauro, pseudonimo di Lauro, presenta nella prima serata del Sanremo 2020 la sua "Me ne frego" entrando coperto da un mantello e uscendo con una tutina aderente brillante. La prima cosa che abbiam pensato è stata: "ma che roba è" oppure "pazzo proprio". Successivamente, dopo aver chiarito l'uscita, c'è stato chi ha cambiato idea definendolo anche "un genio" (io sono tra questi😊).

Qual è stato il suo scopo? Di certo non quello di vincere Sanremo. Il suo scopo è mandare un messaggio, una provocazione che si è ripetuta per tutte le serate.
Commenta una sua esibizione così:
" 'Oltre il maschile e il femminile. Oltre gli schemi omologanti di una sessualità politicamente corretta. Oltre la divisione binaria.' Metto solo un filo di rossetto."

Il suo intento è stato quello di dimostrare che l'abito non fa il monaco. Portare il rossetto non è indice di femminilità. Un ragazzo etero che indossa una tutina aderente definita femminile, atteggiandosi con maniere anch'esse attribuite al mondo femminile, che succede? C'è qual quadra che non cosa! Ed invece no, Lauro ha dimostrato così che non è un abito, un atteggiamento o quel filo di rossetto a definirti e che le nostre vedute sono ancora limitate dalla "divisione binaria". E se fosse stata una donna ad indossare quella tuta brillante ed aderente? Sicuro non ci sarebbe stata tutta questa polemica anzi, sarebbe risultato addirittura "normale" vederla seminuda.

Si ritorna così al discorso dell'Italia con una mentalità che non evolve nella mente e nella musicalità e che si aspetta dal Festival di Sanremo la donna oggetto, gli abiti scandalosi ed il cantante che presenta la sua canzone pop vuota. Tutto questo dimostrato anche dalla polemica di Amadeus per la scelta delle donne presentatrici e dal monologo ipocrita di Diletta Leotta nella prima serata.
A questo punto da appassionata di Sanremo mi sono chiesta perché lo seguissi tanto. Sarà perché spero ogni anno che questo mondo si evolva e che si colleghi finalmente alla musica che davvero vive in Italia oggi, grazie al web. Di questi veri rappresentanti ne vengono aggiunti pochi ogni anno e quei pochi vengono ancora considerati come alieni dal target sanremese. Basti pensare a Levante o a Rancore, non apprezzati dalla giuria ma che ancora oggi si fanno sentire fortemente in radio perché richiesti dal pubblico. Guardare Sanremo è far luce sulla mentalità regredita che ancora oggi si trova non solo nelle vecchie generazioni ma anche nelle nuove. Ed è triste pensare che miei coetanei si pongano ancora questi limiti nonostante il Paese evoluto.
Tutto questo per dire che limitare le nostre vedute, i nostri modi di pensare ed agire va a reprimere una parte di noi basata sulla creatività e sull'immaginazione. Per il resto possiamo decidere se ampliare i nostri orizzonti o rimanere nella noiosa routine, l'importante è non limitare l'espressione e l'immaginazione degli altri.
"posso fare a meno di sapere perché spesso, preferisco immaginare".
Da Il senso di ogni cosa di Fabrizio Moro
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