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Mindhunter - la nascita del "serial killer"

17.05.2020

Ciao! Innanzitutto grazie per la tua curiosità e di essere qui a leggere. Ho deciso di cominciare una nuova avventura sul blog perché mi piacerebbe parlarvi e condividere con voi le mie riflessioni e per confrontarmi con voi. Alcune di queste riguarderanno le serie tv di genere crime o giallo di cui sono molto appassionata perché è un genere molto più profondo di quanto la gente possa credere che sia.

Per "crime" non intendiamo solo la classica serie ambientata in una centrale con un detective che segue un caso di omicidio. Il crimine, comprende una serie di azioni che una persona compie contro le regole del proprio stato. Andremo a capire non solo il crimine commesso ma anche lo sfondo della cittadinanza e dell'ambiente in cui è stato commesso. I crimini possono essere vari, i più frequenti sono rivolti ad accuse di stalking, abusi, violenza sessuale, omicidi, rapine o affari corrotti. Come esistono vari reati, ci sono varie ambientazioni. Le più comuni serie di questo genere sono ambientate in centrali di polizia ma a volte anche in carceri o in altre strutture istituzionali.

La serie che ho scelto per iniziare è Mind hunter, una serie Netflix ambientata negli anni '70 in America. Questo lo si evinge da caratteristiche come i registratori e le indagini inesistenti sul DNA tipiche dei crime moderni. Il nome dall'inglese significa "cacciatore di menti". È tratta dal libro omonimo. La serie è composta da 2 stagioni, 9 episodi nella prima e 10 nella seconda.

Trama:

Holden Ford lavora nell'FBI insieme all' agente Bill Tench del reparto scienze comportamentali e con la professoressa Wendy Carr, con cui inizia a studiare una nuova tipologia di assassino: il "serial killer". Per i suoi fini di ricerca va in numerose prigioni degli Stati Uniti e comincia ad intervistare tutti i più famosi pluriomicidi per capire la loro psicologia. Scopre che molti di loro hanno avuto traumi infantili da parte dei genitori soprattutto dalle madri. Il loro mancato affetto li porta a ricercare il dominio e il potere sulle persone commettendo questi reati.

Alcuni di questi criminali sono realmente vissuti, alcuni molto utili alle ricerche sono stati:

Jerry Brudos, dalla quale si sviluppò la "strategia della scarpa". Noto perché rapiva le sue vittime vestendosi lui stesso da donna. Grazie al suo caso, i detective intuirono che agire sul feticismo degli assassini attraverso un oggetto simbolico, legato al loro passato e ai loro crimini commessi, li aiuta a rivelare le proprie ossessioni e confessare con più facilità.

Ed Kemper, l'uomo sembrato inizialmente un umano qualunque che ha fatto accomodare i detective offrendogli una pizza. Invece poco dopo veniamo a sapere che la sua carriera criminale iniziò all'età di 15 anni con l'uccisione dei nonni per pura curiosità. Sappiamo per certo che la sua curiosità nel vedere "cosa si prova" non si fermò a quello.

Facendo ulteriori ricerche, noterete che la somiglianza tra i personaggi originali e gli attori è sorprendente, dimostra la qualità molto alta della serie, da me consigliatissima per gli amanti del crime.

C'è un altro personaggio più misterioso rispetto agli altri. Si tratta di Dennis Rader, il famigerato BTK Killer.

Lui è uno dei più celebri serial killer statunitensi. Protagonista di almeno dieci omicidi che coniò il suo soprannome attraverso un acronimo formato dai termini bind, torture e kill (vi risparmio l'inquietante traduzione), capaci di descrivere al meglio il suo modo di operare. Era ossessionato dall'ordine e dal rispetto delle regole in ogni contesto possibile, contraddittorio se pensiamo ai suoi crimini. Rigoroso, pignolo e arrogante, frequentava la chiesa tra un omicidio e l'altro, cresceva due bambini, era capo boy scout, guidava il gruppo di fedeli della parrocchia ed era un buon marito.

Ha lavorato per anni in una compagnia che vendeva e installava allarmi e fu questa occupazione a permettergli di evitare facilmente gli allarmi delle case. Aveva l'abitudine di inviare delle lettere alla polizia e ai media locali nelle quali descriveva i dettagli dei suoi crimini senza lasciare tracce che potessero condurlo a lui. Nel 2004, però, spedì alle autorità un floppy apparentemente vuoto, dalla cui memoria gli informatici riuscirono a recuperare un file di testo eliminato che lo incastrò. Nonostante sappiamo che agì intorno agli anni 2000, troviamo comunque la sua figura misteriosa tormentare l'osservatore di tanto in tanto nelle scene.


Nelle prime puntate si parla di devianza ovvero la difficoltà nell'adattarsi alle norme etiche e comportamentali della società.

Una frase che ho trovato interessante riguarda la teoria di Durkheim il quale afferma che "tutte le forme di devianza sono una repressione dello stato. Se c'è qualcosa di sbagliato nella nostra società, la criminalità ne è la diretta conseguenza". Per il sociologo del diritto penale non si deve esaminare la psiche o le relazioni fra gli individui per capire quali forze leghino questi ultimi alla società. Occorre invece esaminare le forme d'organizzazione sociale in cui gli individui sono nati e le istituzioni dove essi operano. Ed è quello che si analizzerà nella serie: contesti familiari, educazione ricevuta, città di provenienza... tutto per saperne di più sul loro modo di agire che porterà a creare la nuova figura del "serial killer".

Alcune informazioni sono state prese da:

https://www.hallofseries.com/mindhunter/mindhunter-chi-e-davvero-dennis-rader/
https://www.diritto.it/emile-durkheim-comportamento-deviante/
https://www.wired.it/play/televisione/2017/10/17/serial-killer-mindhunter-netflix/?refresh_ce=

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