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Libri e film a confronto: Alice in Wonderland&Through the Looking-Glass

16.04.2021

Uno dei personaggi nei film Disney che ho sempre amato è la piccola Alice. Ho qualche ricordo frammentato nella mia mente del classico cartone animato del 1951 ma la mia passione per questa storia nacque dal film "Alice in Wonderland" del 2010. Mi colpì così tanto l'estetica cupa, malinconica e macabra di Tim Burton (regista del film), la musica così coinvolgente e la recitazione di Helena Bonham Carter nei panni della regina rossa insieme a Johnny Depp nei panni del cappellaio che poi sarebbero diventati tra i miei attori preferiti. Crescendo e rivedendolo ho trovato sempre più simbolismi nei personaggi e nelle loro azioni che mi hanno portato ad amare ancora di più questo film. Con l'uscita del sequel "Alice attraverso lo specchio" nel 2016 si è confermata questa passione. Quest'anno ho cominciato la collezione delle edizioni Ippocampo illustrate da MinaLima di alcune storie classiche da cui sono nati film come La Sirenetta, Peter Pan, Pinocchio e appunto Alice nel paese delle meraviglie&Al di là dello specchio. Con questo articolo andrò ad analizzare alcune differenze tra i libri ed i film, i simbolismi trovati e la mente di Alice.

Chiariamo alcune cose semplici: leggendo i libri ho scoperto che il cartone animato del 1951 è molto fedele ai personaggi, alle canzoni ed agli avvenimenti del primo libro ma i due film corrispondenti sono una rielaborazione della storia di Alice. Tim Burton con Alice in Wonderland ha ripreso un dialogo, presente solo nel libro e ignorato per la creazione del cartone animato, costruendoci una nuova storia che ha dato vita poi al sequel Alice attraverso lo specchio. 

Ma quindi anche il sequel non ha niente a che fare con il libro Al di là dello specchio? Esattamente. Ci sono però comunque all'inizio del film alcuni riferimenti a dei personaggi del libro. Vediamo infatti Humpty Dumpty (l'uovo che cade e si rompe), il motivo della scacchiera presente sui pavimenti delle sale o delle vere e proprie scacchiere posizionate sui tavoli in qualche scena qua e là, lo specchio e il camino con i pezzi degli scacchi come il re bianco. 

Ma partiamo dal film di Tim Burton "Alice in Wonderland"... Durante la scena del tè il cappellaio dice: "Il Tempo si è offeso e si è fermato del tutto" e "Da allora neanche un ticchettio" ed Alice risponde dicendo "Il tempo è bizzarro nei sogni". Ecco come è nato Alice attraverso lo specchio. Se Burton si fosse attenuto al cartone animato, ignorando ancora una volta il riferimento al Tempo, non avremmo visto né questa scena né il sequel. Ed ecco anche perché questa è una nuova storia che sì, si ispira al classico ma arricchendolo ancor di più. Questa storia è il ritorno di Alice nel suo sogno ora che dovrebbe esser diventata grande ma è quasi la realtà pur essendo nel sogno. Lo capiamo dal fatto che all'inizio lei deve sposarsi e per sposarsi deve essere ormai un'adulta. Lei tuttavia continua a fare lo stesso incubo da quando era piccola ed è convinta ancora una volta di trovarsi nel suo sogno. Ora però nel mondo che la sua mente ha creato hanno bisogno di lei e che lei salvi la situazione. La regina rossa nell'Oraculum riconosce Alice perché già la conosce e lo stesso fa il Cappellaio. Nelle ultime scene nel mondo reale Alice ha ancora la ferita. Questo perché il suo sogno è reale.

I re in questi film sono inesistenti. La Regina Rossa ha addirittura decapitato il suo per non essere lasciata. La vicenda è tra la Regina Rossa e la Regina Bianca che va avanti dalla loro infanzia, approfondita poi nel sequel. L'estetica della Regina Rossa è diversa da quella descritta nei libri perché influenzata dalla storia creata solo nei film. Nei film la Regina Rossa è considerata brutta per la sua testa e tutta la corte e le persone attorno a lei per farla sentire a suo agio si creano e inventano delle imperfezioni. La Regina Bianca però è resa come descritta nel libro, inclusi i suoi movimenti leggeri con le braccia.

Andiamo a fondo, cercando dei simbolismi. Alice è una ribelle, è stanca di sentirsi dire cosa fare o non fare. Deve prendere le sue decisioni inclusa quella che determinerà il suo futuro. Cresce e decresce, questo è un tratto comune nell'età dell'adolescenza, il sentirsi a metà tra il mondo adulto e quello infantile. Alice deve affrontare la sua prova di maturità proprio come succede al Brucaliffo che deve diventare una farfalla. Sarà proprio il Brucaliffo a guidarla in questo viaggio nel paese delle meraviglie fino all'uccisione del Ciciarampa, simbolo delle paure e delle incertezze da affrontare per diventare adulti. Sul finale Alice è ormai una donna ed il Brucaliffo una farfalla, questo a significare il raggiungimento della crescita. La famosa scena dove il Brucaliffo sul suo fungo chiede ad Alice "chi sei tu?" sta a simboleggiare la classica domanda che ad un certo punto della vita ci facciamo. Ci troviamo la ricerca di un'identità personale, di qualcosa in cui riconoscersi, la voglia di capire quale sia il proprio scopo, di capire cosa siamo nel presente per poi costruire il futuro. Il Ciciarampa rappresenta tutte le paure, gli ostacoli della vita e dei sogni di Alice e lei non a caso deve tagliargli la testa per vincerli, in senso letterale e metaforico. All'inizio non si credeva capace di questa missione ma poi, ripetendo le sei cose che credeva impossibili ma che nel Paese delle Meraviglie sono possibili, è riuscita a raggiunge il suo obiettivo: mettere fine alla paura e all'insicurezza per realizzare il sogno di suo padre, commerciante, espandendosi fino alla Cina.

Se da una parte i libri rendono ancor di più la confusione di Alice, dall'altra i film ci approfondiscono il personaggio del cappellaio. Infatti nei libri non c'è nulla di quello presentato come cappellaio nei film, anche il sospetto di quella che sarebbe una storia d'amore con Alice. Piuttosto io leggendo ho immaginato il cavaliere presente sul finale del secondo libro come una sorta di cotta adolescenziale della protagonista. La storia di Alice e il cappellaio è resa romantica nei film e per questo c'è chi li pensa come una coppia e chi semplicemente amici. Tuttavia, il cappellaio, la lepre e il ghiro potrebbero rappresentare la voglia di giocare, divertirsi, fare pazzie... tutto ancora legata all'età infantile.

Che ne è degli altri personaggi? Il coniglio bianco è ormai conosciuto per il suo costante ritardo anche se non realmente effettivo. Potrebbe rappresentare la società frenetica o il tempo a disposizione ad Alice per crescere e diventare adulta. Per quanto possa sembrare un lungo tempo da dedicare alla scoperta di sé, in realtà si è sempre usato dire che "questi anni passano in fretta". I fiori che fanno sentire Alice "sbagliata" e sotto continuo giudizio potrebbero rappresentare tutte quelle pretese da parte della società: vestirsi in un certo modo, camminare così, parlare colà. Tutto quello che pretendevano i parenti dalla piccola ragazza. Anche il complesso di non essere bella perché non è un fiore, rappresenta la crisi di un'adolescente che quasi non si riconosce nel suo corpo che sta cambiando, tanto da sentirsi brutta. I fiori "bullizzano" Alice perché diversa.

Nel primo libro e nel classico Disney incontriamo i personaggi del tricheco e del carpentiere che mangiano le povere ostriche. Il tricheco potrebbe rappresentare la società nobile, grassa e oziosa dell'epoca mentre il carpentiere, i poveri lavoratori sfruttati per gli scopi dei ricchi.

Humpty Dumpty che vediamo per poco nel sequel è un uovo che rompendosi non si può riparare. Questo perché purtroppo non tutti gli errori o gli incidenti possono trovare rimedio.

La Regina Bianca poco caratterizzata nei film, nei libri ricorda tutto quello che accadrà in futuro ma niente del passato. Un'ottima metafora per una società che guarda solo al futuro senza ricordare gli errori del passato da cui si potrebbe imparare.

Il sorriso dello stregatto in tutti i film è sempre così bello. Io ormai penso a lui quando guardo la luna. Secondo "Il libro degli esseri immaginari" esistono diverse ipotesi sull'origine dell'espressione inglese "sorridere sardonicamente come un gatto del Cheshire". Una ad esempio è che nel Cheshire si vendevano formaggi a forma di gatto che ride. In un racconto del '700 invece si parla di due gatti che litigando finirono per divorarsi lasciando solo le code. Sicuramente Carroll si ispirò a questi racconti per creare questa caratteristica nel gatto che scomparendo gradualmente lasciava solo il suo sorriso.

L'amatissimo gatto del Cheshire è quello a cui Alice pone le domande su quale strada percorrere ma non sa mai dargli una risposta se non generica. Questo perché nella vita ci sono molte strade da percorrere e non è così facile come si crede scegliere tra la giusta o la sbagliata. Bisogna scegliere da sé, con la "propria testa". Sì, quella testa che vuole sempre essere tagliata perché senza la testa, una persona o un animale non riuscirebbe a pensare e a ragionare.

Allora, Lewis Carroll cosa voleva dirci con questi libri? La maggior parte dei simbolismi si riferisce alla figura di Alice in crisi preadolescenziale che piange, si dispera, pensa tanto ma non segue mai i suoi consigli. Tutti ci siamo passati o passeremo questi momenti tipici dell'età. Carroll ci racconta tutto il percorso, dalla confusione iniziale al raggiungimento della maturità con il superamento delle proprie paure e lo fa criticando la società dell'epoca con i suoi vizi e l'egoismo. Con il classico Disney si prende bene tutta la confusione e l'idea matta del Paese delle meraviglie ma senza dare un degno finale. Burton invece con il suo film riesce a spiegarci effettivamente perché Alice si trovava lì e con il sequel diretto da James Bobin si approfondisce un semplice dialogo sul Tempo delineando anche meglio alcuni personaggi. Sì, il sequel non ha l'estetica tipica di Burton ma non mi ha dato particolarmente fastidio perché non avrebbero avuto senso colori spenti se il mondo era stato ormai salvato e non era più sul dominio della Regina Rossa.

Pur avendo tanti difetti, i film resteranno particolarmente speciali per me e questa storia, questo mondo fantastico saranno sempre così misteriosi da continuare ad affascinarmi. 

"All of my friends don't understand

maybe I'm crazy, maybe I'm blind, maybe we all get lost sometimes"

da "Sometimes" dei Kodaline.

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