Il gabbiano Jonathan Livingston – Un libro, una metafora.
La persona che comprò questo libro negli anni '90 lo pagò 10.000 Lire ma io l'ho trovato in un mercatino girovagando per Bologna. C'è perfino una dedica all'interno. Questa edizione è molto bella perché illustrata dalle fotografie di Russell Munson. Ho divorato questo libro in una domenica pomeriggio. Una lettura tutta d'un fiato. Raro sentirlo dire da me che in ogni cosa che faccio sono particolarmente lenta o meglio, come ogni persona, ho i miei tempi. Mi ci è voluto poco per capire che i veri protagonisti del libro siamo noi tutti. Il gabbiano Jonathan Livingston vive nel profondo di noi tutti.

Per i comuni gabbiani volare è semplicemente un mezzo per procurarsi il cibo. Per il nostro gabbiano, invece, è soprattutto libertà. Per lui la velocità in volo è potenza, è gioia, è bellezza. Perciò abbandona la massa dei comuni gabbiani per imparare sempre di più riguardo al volo. Viviamo con lui quest'avventura di volo, di aria pura e di libertà. In contemporanea però lo definirei un viaggio all'interno di se stessi. Pur nascondendosi dietro una grande metafora, è possibile spogliare questo libro per scoprire il significato oltre le avventure di Jonathan Livingston. Richard Bach pubblica questo libro attorno al 1970-1973. Gli anni '60-'70 sono molto associati alla diffusione del movimento "Hippy" nato in California e diffuso poi in tutto il mondo. Il Treccani definisce i suoi elementi caratteristici come "il rifiuto delle convenzioni e delle istituzioni borghesi, il pacifismo, l'interesse per le filosofie orientali ed il ritorno alla natura". A mio parere alcuni degli elementi trovati nella lettura non sono casuali. Infatti il gabbiano Jonathan Livingston proprio come un hippy trova la forza di ubbidire alla propria legge interiore, nonostante i pregiudizi degli altri. 🌈☮️✌️


"Ci solleveremo dalle tenebre dell'ignoranza, ci accorgeremo d'essere creature di grande intelligenza e abilità. Saremo liberi! Impareremo a volare!"
"Per mill'anni ci siamo arrabattati per un tozzo di pane e una sardella, ma ora abbiamo una ragione, una vera ragione di vita... imparare, scoprire cose nuove, essere liberi!"
In questi passi, le pagine mi sembravano urlare proprio "perché ti limiti e metti a tacere la voglia di conoscere?"
Il discorso sulla fame, sulla sete di conoscenza e sul non porsi limiti mi sta molto a cuore perché lo sento molto vicino. Tuttavia è un argomento molto delicato che potrebbe passare erroneamente per banale. Di recente ho visto la terza stagione di una serie che ho amato sempre di più ed ho trovato finalmente qualcosa che tratta l'argomento in modo spiazzante ma ve ne parlerò più in là. "Un pensiero alla volta", come cantano Le larve (e no, non è uno spoiler della canzone che ho abbinato a questo articolo, quello lo trovi alla fine eh eh).

E siccome ciò che impariamo dovremmo condividerlo con gli altri...
"Chissà, si domandava, riposando sul lido, chissà se laggiù adesso ci sarà qualche gabbiano che lotta e s'arrovella per superare i propri limiti, per scoprire come il volo non sia solo qualcosa che serve a procurarsi un tozzo di pan secco, sulla scia d'una barchetta. Chissà se qualcun altro sarà stato esiliato come me per aver proclamato le sue idee al cospetto dello Stormo.
E più Jonathan ripassava le lezioni di bontà, più meditava sulla natura dell'amore, più cresceva, in lui, la nostalgia della Terra. Poiché nonostante la vita solitaria che gli era toccato condurre, il gabbiano Jonathan era nato per fare l'insegnante. E, per lui, mettere in pratica l'amore voleva dire rendere partecipe della verità da lui appresa, conquistata, qualche altro gabbiano che a quella stessa verità anelasse."
Che bello trasmettere la propria conoscenza a qualcun'altro come un atto d'amore e metterlo in pratica. Ed è a questo che punto con tutto ciò che scrivo, pubblico e voglio trasmettere agli altri.
L'amicizia tra Sullivan e Jonathan ci ricorda anche l'importanza del condividere con gli altri e di fare amicizie. Proprio come si può notare in questo passo:
"Se la nostra amicizia dipendesse da cose come lo spazio e il tempo, allora, una volta superati spazio e tempo, noi avremmo anche distrutto questo nostro sodalizio! Non ti pare? Ma se superi il tempo e lo spazio, non vi sarà nient'altro che l'Adesso e il Qui, il Qui e l'Adesso. E non ti sa che, in questo Hic et Nunc, noi avremo occasione di vederci, eh, ogni tanto?"
Non solo metafore ma anche personificazioni in questo libro. Hic et Nunc in latino, Qui e Adesso in italiano. Qualcosa che non può essere rimandato e che supera tempo e spazio proprio come la loro amicizia. Qualcosa di così grande che è impossibile da definire e limitare.
"Tu conosci il proverbio, e dice il vero: Più alto vola il gabbiano, e più vede lontano. Ma quei gabbiani lì, dalle tue parti non si levano quasi da terra, stanno sempre a schiamazzare e far baruffe fra di loro. Sono lontani le mille miglia dal cielo, e tu vorresti farglielo vedere, il paradiso, da laggiù dove si trovano? Jon, quelli lì non vedono al di là del proprio becco! Resta qui. Qui puoi dare una mano ai novellini, che però sono abbastanza evoluti per intenderti."
Questo perché non tutti sono in grado o hanno voglia di conoscere. Non ci resta che accettarlo. Se stai leggendo qui, forse anche tu sei un po' come il gabbiano del libro. Non imporre la tua conoscenza agli altri, non puoi obbligarli e non puoi costringerli a seguirti. Chi vorrà davvero vedere "al di là del proprio becco" ti troverà!
"Il vostro corpo, dalla punta del becco alla coda, dall'una all'altra punta delle ali non è altro che il vostro pensiero, una forma del vostro pensiero, visibile, concreta. Spezzate le catene che imprigionano il pensiero, e anche il vostro corpo sarà libero."
E non può esserci un invito migliore di questo. 💛
"E quando guarda giù ha paura di cadere perché non sa vedere oltre
come me, ha paura della sorte
così si affida alla ragione in cerca di una soluzione:
Da non sapere se creder nell'uomo adesso pensa di essere un uomo
Che non sapevo se creder nell'io adesso penso di essere Dio
Dio che paura!
Ma chi l'avrebbe detto che questa creatura avesse coscienza di sé
e fame di conoscenza anche se non lo capirà mai."
da "Cerchi" degli Eugenio in via di Gioia